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SOTTO IL SEGNO di Equinamity

testi di: Francesca Romano

Come ti sei avvicinata al social design e come questa disciplina ha cambiato la tua attività artistica?

Mi sono avvicinata al social design dopo aver letto il libro “Design for the Real World” di Victor Papanek. Un libro che
negli anni 60 era molto innovativo, metteva in luce l’emergere di un design socialmente responsabile! Mi sono subito ritrovata nell’idea di lavorare con responsabilità e con coscienza. Il design può portare un vero cambiamento nel mondo, se progettato con etica.

Perché e quando hai sentito l’esigenza così forte di realizzare opere cheaiutassero le persone a stare bene?

Aiutare le persone attorno a me a stare bene è stata un’esigenza che ho sentito fin da piccola, è sempre stato nel mio carattere e sicuramente sono stata fortemente influenzata da mia madre che ci “allenava” al bene! Aveva inventato le “bonnes actions” e noi figli venivamo invitati a raccontare quello che di buono avevamo seminato durante la giornata a scuola. Una palestra dell’anima.

In che modo Equanimity è la sintesi del suo percorso umano e professionale?

Equanimity rappresenta le mie figlie, mio marito, la mia famiglia d’origine. E anche tutti i miei collaboratori e tutte le persone che ho incontrato e che hanno contribuito a scrivere la mia storia. In Equanimity c’è il mio cuore: è un progetto che vuole far star bene le persone e allontanare stress e pensieri. Ho rappresentato l’armonia e l’equilibrio con una forma semplice che richiama il grembo protettivo.

Qual è la genesi di Equanimity, quindi da dove nasce, e che cos’è oggi?

Da tempo realizzavo sculture interattive, ero attratta dall’idea che le persone potessero trarre benefici nel momento
in cui le abbracciavano. Così ho creato un gruppo di opere multi-sensoriali, all’interno delle quali inserivo un sensore di
riconoscimento di movimento, olii essenziali naturali, musica e voci che coniugavano il verbo Amare. Poco dopo mi sono accorta che tante persone, sia adulti che bambini, si accovacciano volentieri in una di quelle sculture che aveva la forma di grembo, si chiamava “L’amico di oggi di ieri e di domani”, finchè un giorno un amico si era persino addormentato succhiando il pollice. Da quel momento decisi di trasformare la mia opera in una poltrona multisensoriale potenziandone la tecnologia per regalare ancora più benefici.

Possiamo dire che il design, l’arte e la tecnologia ‘devono’ essere al servizio delbenessere?

Certamente! Il design, ogni forma d’arte, la tecnologia come ogni nostro gesto dovrebbe avere un fine preciso: essere al servizio dell’umanità e portare alle persone gioia e benessere.

I programmi multisensoriali che caratterizzano Equanimity s’ispirano alla Natura: qual è il tuo legame con gli elementi naturali?
Ho passato grande parte della mia infanzia e della mia adolescenza a contatto con la Natura, prima nella Schwarzwald in Germania e poi nel Perigord in Francia. Stavo ore sola nei boschi... e cosi ho imparato ad entrare in contatto con gli elementi naturali. La terra è nostra madre. Una madre vuole il meglio per i suoi figli, per questo è importante ascoltare ciò che la natura insegna. Ad esempio amo gli alberi e spesso li abbraccio: loro non ci giudicano, comunicano con le loro radici e sono molto solidali gli uni con gli altri. E anche noi dobbiamo comunicare con i nostri valori profondi ed essere solidali.

Equanimity debutta il prossimo autunno... e poi? Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Ho 5 progetti nel cassetto e non vedo l’ora di poterli sviluppare!