Skip to content

LEILAE L’ARTE DELL’AMORE

by daniela bianca dama

L’arte, nella sua accezione più tradizionale, sviluppa una conce- zione dualistica di separazione tendenzialmente netta fra l’og- getto - quadro, statua, istallazione che sia – e l’osservatore.

L’ammirazione che una bella scultura può suscitare nel grande appassionato o nel semplice neofita può spaziare per intensità e per qualità emotiva, ma è pur sempre frutto della distanza non colmata fra soggetto ed opera. Una distanza che genera distacco e il distacco produce, in colui che lo prova, la percezione che l’artesia qualcosa di estraneo, inarrivabile, qualcosa che può essere accarezzato solo dai suoi occhi ma precluso definitivamente agli altri sensi che pure potrebbero, in qualche modo, beneficiarne. Leila Benedicte Habice, talentuosa artista francese, andando oltre questa evidente mancanza ha voluto imprimere alla sua arte una cifra innovativa che va nel senso di una originalissima valorizzazione delle restanti percezioni sensoriali. “Vietato guardare. Si prega toccare, accarezzare, abbracciare, annusare”. Questa la richiesta che permea le sue ultime sculture, esposte in una recente personale, ed è un invito che introduce l’osservatore ad un’esperienza multisensoriale e ad un viaggio nel senso profondo di cui ciascuna di esse è portatrice. Non più distacco quindi, ma contatto e calore umano: ogni lavoro nasce come espressione di un’arte tattile e affettiva, coniugando la totale spontaneità di un gesto creativo con un messaggio che vuole diffondere emozioni e pensieri di positività. Leila prescinde dalla figurazione tradizionale così come dall’astrazione, le sue creazioni vengono forgiate di getto, usando materiali naturali e sull’onda di un’in- teriorità profonda che accoglie e rende tangibile il proiettarsi di ciò che non ha un corrispondente in una dimen- sione omologata come quella empirica. Ciascuna di esse viene poi dotata di sensi, carattere e della possibilità di interagire. È qui che nasce la scultura interattiva, la prima di questo genere al mondo: ogni opera si anima attra- verso un sensore che si attiva alla percezione della presenza dello spettatore e lo conduce in un mondo in cui l’arte, sorprendentemente, è in grado di parlare, profuma, emana luce e addirittura vibra. In sintesi, è viva. Questa convergenza che unisce oggetto e soggetto è espressione della necessità per l’artista di orientarsi al recupero di una dimensione affettiva dell’esistenza, necessità che la porta a farsi interprete di un cambiamento radicale della società che possa avere nell’arte il suo volano. Emblematica della sua poetica è la sua opera più importante: La Compassione, ove il concetto di amore è declinato attraverso la gestualità dell’abbraccio che riunisce, accoglie e supera ogni sorta di divisione. Un messaggio di ottimismo che ritroviamo coerentemente affermato in ciascuna delle sue opere. “Gli amici extraterrestri”, “L’amico di ieri, di oggi e di domani”, “Bubblegum” rispondono, ognuna con una propria individualità ben definita, al suo ideale di arte dell’amore, amore perseguito attraverso un percorso lungo, di vita e spiritualità, nel compimento del quale la Habice ha abbandonato fardelli dolorosi di sofferenza per abbracciare concetti nuovi di speranza, fiducia ed energia nuova. Ed è di questi che la sua arte vuol farsi con- vinta ambasciatrice.